Thursday, December 30, 2010

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Verbum Domini III: The Hebrew Bible and Roll


The Verbum Domini dedica un'attenzione tutta particolare all'esegesi della Bibbia ebraica (o Antico Testamento, come si continua ancora a ripetere). Diversi paragrafi sono dedicati alla questione dell'unita' fra i due Testamenti (39-41) e si cercano di conciliare le due visioni del NT come "compimento" dell'AT e dell'AT come dotato del suo "valore inerente di rivelazione". Non c'e' dubbio che la soluzione di tale tensione sia perseguita in buona fede (43), ma alcuni elementi inducono a dubitare dell'efficacia dei risultati. Per esempio, il fatto che questa trattazione "incornici" un paragrafo (42) che discute i passi "oscuri" della Bibbia pare scelta infelice: si puo' avere l'impressione che episodi "violenti e immorali", bisognosi of accurate historical context, they are only in the Old Testament, while those of NT (think of the immense bloodshed of the Apocalypse) are passed over in silence.
In reality ', at the bottom there is a more' general hermeneutic problem: paragraph 41 please read in the AT key type, which would be "a process intrinsic to the events of the sacred text" and as such 'has been understood and used by centuries of Christian exegesis. However, elsewhere (35) Ratzinger warned against the risk would call into question the historicity 'of events such as the institution of the Eucharist and the resurrection of Christ. This can not 'which constitute a double standard in which the AT and' decidedly subordinate to the NT.
Tale concezione ha indubiamente una radice nella teologia di Ratzinger: in questo contributo apparso su Religion Dispatches (che invito a leggere per intero perche' estremamente interessante), Kevin Spicer, professore di storia allo Stonehill College, richiama un significativo passo del libro-intervista "Luce del mondo". La' il papa dice di aver modificato la famosa preghiera per la conversione degli Ebrei "in modo tale che essa esprima la nostra fede che Cristo e' il salvatore di tutti, che non ci sono due canali di salvezza, cosicche' Cristo e' anche il redentore degli Ebrei e non solo dei Gentili". Spicer fa giustamente osservare che Ratzinger possiede una mente accademica, esercitata a notare sottili sfumature e distinzioni. In questo caso, il netto rifiuto di accettare la possibilita' che esistano "due canali di salvezza" pare proprio un modo di rispondere ad alcuni teologi e biblisti (parte della cosiddetta New Perspective on Paul ) che, negli ultimi 50 anni, hanno riletto Paolo in questo modo arrivando a sostenere che l'apostolo dei Gentili era proprio questo, un apostolo che si rivolgeva ai soli Gentili, lasciando intatto il valore della Prima Alleanza stretta da Dio con il popolo ebraico. Non mi pronuncio sui meriti storici di tale posizione, ma mi pare chiaro che essa sia l'unica che possa onestamente evitare il supersessionismo (o anche qualcosa di peggio) cristiano nei confronti del giudaismo.
Update (11/01/2011): L'ultima frase del post puo' apparire ambigua, come mi e' stato fatto notare sul bel blog " Paulus 0.2 ". Ho risposto nei commenti cercando di spiegare come la penso.

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